Opere Inedite


Sonetti a Costanza

 

Luglio Agosto 1989


Il vento occidentale

 

Non so se il vento occidentale sia
segno del cuore o solo mutamento
di nuvole lontane. Ma ogni via
del mio paese lacrima col vento.

Ricordo ancora i giorni d'allegria,
i tuoi passi nel cuore ancora sento.
Ti vestivo della mia malinconia
nulla ancora sapendo del tormento

di anime che hanno fretta di arrivare!
E se il vento si alza, se il rumore sale,
lasciano i cani sulla riva oscura

e corrono con gli occhi il vasto mare.
Una voce una vela: solo chi sale
sveste la luce, e nasce alla paura


Costanza

 

Se mai verrai, se mai sarà il tuo nome
scritto sull'acqua che da noi discende,
se mai di te sapremo perché e come
abiti questo mondo che non prende

forma, ora che l'ombra si distende
sul cuore delle cose; se sai come
è accaduto, se sai da che discende
la strana decisione del tuo nome,

se sei qualcosa in chiara sussistenza,
se cerchi ancora un corpo da abitare
o se solo ti abbiamo immaginata,

se mai sei o sarai, fa che senza
amore non restiamo. Innamorata
pur senza corpo lasciati sognare.


La nave

 

È già pronta la nave per partire,
la Voce ti ha chiamato, è la tua ora!
S'è fatto tardi e già la prima aurora
lacrimando accompagna il tuo gioire.

Lenta muove la prora, cresce il vento.
Nessuno è sulla riva. Solo un cane
che triste abbaia e poi scompare lento.
Era un tuo amico: e piove sulle vane

case, sul fiume, sulle strade usate,
sulle stelle, la polvere, la luce,
sui giorni della tua malinconia.

Ma sei già oltre: la via che ti conduce
tra noi sarà più breve. Poche giornate
appena sul mare, anima mia!


I delfini

 

 

Bianchi delfini segnano il cammino
ma tu non torni più alla mia pace.
Fermo è il mare, ora tutto tace
nell'attesa di un cuore pellegrino

che la notte confonde, il volto chino
sul letto alla morente stella, audace
abitatore dell'ignoto. Ma c'è
vento ancora, non restare vicino

alle scale, un'onda dalle braccia
lunghe se mai ritorni, ora che piove.
E non mi so spiegare perché taccia

la tua voce. Forse i tuoi delfini
nei tuoi occhi un'anima d'amore
disegnano, come artefici divini?

 


Le parole

Vorrei fermare il tempo, amore mio,
ed ascoltare la tua voce pura
che miracoli inventa. Ma tu e io
il frutto amiamo che la pianta matura,

cercando dall'amore invano oblio.
Il tuo corpo diventa forma pura,
silenzioso dolore che matura,
come quando, ragazzi, ogni tuo addio

era per sempre, e tu ti divertivi
a darmi una gioia e due dolori:
cercavo io l'ombra, tu amavi il sole!

Non erano ridenti e fuggitivi
i tuoi occhi, ma neri e indagatori.
E per scaldarti ti coprii di parole.

 


Piccola mia stella

 

So che felicità è immaginarti,
ma più non dura l'attimo felice.
Nel cuore del mio cuore so trovarti,
ma non ti sento più. Quello che dice

Amore tu non senti, né fermarti
vuoi più nella sua luce (infelice
sapienza è nelle stelle), ancorarti
non vuoi nella sua baia consolatrice.

Dove sei ora, piccola mia stella?
Da quale amore risuona il tuo canto?
Dove corre la tua anima leggera?

Non ti si celerà l’esser più bella
ai miei occhi che tremano nel pianto
ora che il giorno cade e si fa sera.


L’illusione

 

È la poesia simile a un bambino
che non nasce, se pure immaginato;
il sogno di un'ombra raccontato
per caso, tra le nebbie del mattino.

È verità che mente, un raccontino
fatto di cose amare, del passato
il canto che trascorre disperato
se giovinezza muore. Ma divino

inganno fu sognarti, amarti prima
del tuo presente, immaginarti nato
non dall'amore, ma da un vuoto dire.

È la vita un villaggio abbandonato
dove amavi abitare. E se la rima
ti coglie, non ti resta che morire.

 


Post scriptum sulla felicità

Che sia felicità, che sia l'incanto
del cuore, tu dinanzi a porte
chiuse mi chiedi, se nel cielo il pianto
ti vince delle stelle appena sorte.

Vieni vicino a me: perché, sai, tanto
mi manchi! Io ti dirò, con le distorte
sillabe che amo, che sia e quanto
dolce dolore stringa il cuore forte.


Felicità è sapere dove andiamo
se andiamo insieme. Felicità è
pensare che ci sei, se pure niente

di te conosco. Sentire che sentiamo
lo stesso amore, soffrire senza che
ci sia ragione, ridere di niente.

 

 

 

 

 

    


 

Le stelle

febbraio 1985-ottobre 1986

Le Stelle

Feritoie le stelle, casa all’infinito che la notte continuano che muore: -Che cosa chiedi, Ettore, ferito, al nostro bianco cuore?

L’abisso che ci nutre e che non cura di dare volto e anima alle cose quante volte ci vinse alla paura di leggi tutto ...

Sonetti

Gennaio1989-Febbraio 1992

La giovinezza

Ora, nel tuo giardino abbandonato, tutto è silenzio. Hanno, con calce viva, le porte, ogni finestra ormai imbiancato, mentre, dopo l'inverno, intiepidiva.

Tu cerchi Lei, ma la padrona è assente (dove mai vi siete dileguati giorni di giovinezza, leggi tutto ...

Il Vento e altre immaginazioni

agosto 1993- Aprile 1994

I  La quarta aurora O cieca, muta concordia dei tempi d'amore, quando l'arpa suonava e tutte le ore correvano senza rumore gioiose nel canto! Intanto giovinezza fioriva e turbava di luce oscura la luna che lenta moriva tra vane carezze. Antiche tristezze, nessuna felicità leggi tutto ...

> <