HORRIBLES TRAVAILLEURS
Gli orribili lavoratori, che abitano la parola e le idee, che pensano e dicano, la loro storia e la storia del tempo, che pensano e creano, l’immagine di sé e l’immagine della storia, questi ladri di fuoco che vedono la vita come materia di creazione e la poesia come principio di conoscenza della vita, secondo le differenti forme (sempre di differenza) che la parola assume dicendo e pensando l’origine, naturalmente sanno che la première étude de l’homme qui veut étre poète est sa propre connaissance, entière; il cherche son àme, l’inspecte, il la tente, l’apprend (A. Rimbaud, Lettre du voyant); cono-scere è dunque cercarsi, farsi oggetto di indagine, tentarsi e sapersi, e in questo viaggio che non ha principio e non termine, assistere al farsi della parola e all’avvento del nuovo.
Questi orribili lavoratori, sono, per natura, e sono stati sempre, per natura, romantici: ché essere romantici non è nascere dal romanticismo, pensarne i termini e attuarne esteticamente e poieticamente i principi, ma vivere ed esperire il farsi della parola e il diventare del nuovo, sentire la conoscenza come questo continuo tentare e in questo fondare le vie dell’anima e del pensiero creante. E se il Romanticismo interessa come scena e come momento di diffe-renza fino alla ricerca e alla definizione del fondamento reale di ogni creazione, `Nuovo romanticismo’ significa il tentativo di ripercorrere le vie intatte della creatività e dei suoi momenti fondantivi, senza condizionamenti storici e ideologici: si ché sia possibile dire che romantico non è sinonimo di altro se non della ricerca infinita del fondamento soggettivo di ogni creazione oggettiva e nuova. E `Nuovo’ perché il nuovo, pensiamo, debba essere ricercato non nella facilità della disumanizzazione (così cara alla cultura di questo tardo evo moderno), ma nella nuova difficoltà di una debita appropriazione dell’uomo alla poesia e al tempo del pensare.
Conosciamo un nuovo dovere, se la forma è contenuto e il con- tenuto informato dice di sé e del suo modo di essere; tentiamo un nuovo pensare e un nuovo creare se oggetto è l’umanità difficile e non conosciuta che nel sentimento forma le sue difficili essenze.
Dire del sentimento può essere, oggi, un’opera inutile, coinvolti come siamo, dai giorni, e non dalle opere: ma il romanticismo, que¬sto romanticismo, « non è mai stato giudicato bene. E chi l’avrebbe giudicato? I critici?! O quei romantici che ci provano così bene che la canzone è molto raramente l’opera, cioè il pensiero cantato e capito dal cantore?» (Rimbaud, Lettre); Nuovo Romanticismo è porre il problema del formarsi, del cominciare e del diventare del¬l’opera, nell’equilibrio sempre tormentato e difficile di Dichten e Denken, sì che essere nuovamente, ma da sempre, romantici, significa vivere e pensare l’esperienza di quelle profondità dalle quali si forma il nuovo tempo della parola, la nuova azione poietica: e, nella ovvietà di questa condizione, «io assisto allo sbocciare del mio pen-siero: lo guardo, lo ascolto: dò un colpo di archetto: la sinfonia si agita nelle profondità, oppure salta con un balzo sulla scena» (Rimbaud, Lettre), perché soltanto in questa esperienza è possibile essere poeti, creatori, autori, e non funzionari, come oggi accade, della scrittura. Ma senza ormai perdute tentazioni all’ignoto: senza pazzia e sregolamento di sensi, senza ineffabili torture e grandi maledetti; perché l’ignoto è il sentimento, il silenzio sentito di ogni Dichten, la radice impensabile di ogni Denken. ,
Ouk agnot’aeido, io non canto l’ignoto, cantava Pindaro (Istmica II, v. 13), il poeta che sapeva coltivare con cura il demone che in¬torno al cuore volge e cantare storie di uomini, il cui valore continua per tempo infinito nei canti. E se è di pochi giungere alla meta (Pitica III, vv. 109; 112-5), di pochi è conoscere la potenza del-l’ignoto che è il sentimento.
Questa consacrazione delle origini, che nel sentimento accade e accadendo è l’ignoto, è consacrazione del Tempo, solo testimone del vero (Olimp. X, v. 74); e un nuovo dovere impone, di cono¬scere e conoscersi katà phrèna kaì katà thymòn, secondo mente e secondo cuore, sì che Nuovo Romanticismo è nuovo dovere di poe¬sia, nuovo dovere di conoscenza, nuovo tempo del pensare che attinge alle radici infinite del sentire l’infinità conosciuta del Dichten e del Denken. In questo sentire, nel nuovo farsi del suo tempo di creazione, l’uomo può diventare se stesso, dire le profondità dell’indeterminato, perché le frecce che danno gloria, che indicano la verità, sono quelle scagliate dal cuore:
L’arco ora tendi al segno, o mio cuore;
chi colpiremo, scagliando dal cuore
di nuovo tenero le frecce che danno
la gloria?
Pindaro, Olimpica II, vv. 89-91
E se oggi non è più tempo di paure, così come non è più tempo di intellettualismi ideologici, è tempo ancora di un nuovo romanticismo, che sappia definire i tempi della libertà poietica, che sappia sentire l’ignoto semplice del sentimento, che sappia pensare il farsi e il diventare del Dichten e del Denken, che sappia indicare le vie di una conoscenza umana dell’uomo, e dei suoi fondamenti originari di pensiero e di creazione, perché vive più a lungo delle opere la parola che la lingua trae dalle profondità del sentimento (Nemea IV, vv. 6-8); soltanto a queste condizioni viendront d’autres horribles travailleurs, ils commenceront par les horizons où l’autre s’est affaissé.
I REDATTORI DI NUOVO ROMANTICISMO
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Sommario
Giorgio Derossi :Il « Grande specchio » infranto Wittgenstein Neoromantico
Sergio Givone: Il demoniaco nell’arte
Pier Luigi D’Eredità: Amleto
Manfredi Nicoletti :Intervista sulla razionalità dell’architettura
Clelia Ciriminna Traduzione da: Orphicorum fragmenta. Hieronymi et hellanici theogonia
NUOVO ROMANTICISMO, numero due, Maggio 84 Nunzio Incardona leggi tutto ...
NUOVO ROMANTICISMO, numero tre, Settembre 1985 Giuseppe Aricò «Dulce periculum», Il momento dionisiaco nella lirica oraziana Istvàn leggi tutto ...
ROMANTICISMO E RAGIONE POETICA, Numero quattro, maggio 1986
Salvatore Lo Bue Romanticismo leggi tutto ...
TEMPO MUSICALE E TEMPO POETICO, numero cinque, Dicembre 1987 Giuseppe Collisani Il concerto dei pianeti Daniele Ficola leggi tutto ...
DETERMINAZIONE E INFINITO, numero 6, Novembre 1988
Xavier Tilliette Schelling pythagoricen: le fini infini Salvatore leggi tutto ...