2005


Foto Edipo Re - Anno 2005

Edipo Re - Anno 2005

Opera rappresentata il 23 Maggio 2005

Chiesa Santa Maria dello Spasimo

Cominciata con l’“Antigone”, la collaborazione con la Fondazione Falcone continuò con la messa in scena dell’Edipo Re. Nella grande scena dello “Spasimo” di Palermo vivemmo forse la nostra più grande avventura. Andrea Bruno Guida, come sempre, fu il vero attore della rappresentazione. Protagonista del prima e del dopo. Trascorse, egli trascorse l’inverno a raccogliere cartoni per le strade di Gela, suo paese natale. Costruì da solo un tempio greco, modellò la Sfinge e tutti gli elementi della scena. Ci servì un camion per trasportare alla “Spasimo” l’intera scenografia. Come sempre, i ragazzi vollero contribuire alle spese, tassandosi, come sempre, con i rituali cinque euro.
L’effetto scenico fu, per tutti, sorprendente: da solo, Andrea aveva edificato una reggia, un tempio, una piazza. E tra reggia, tempio e piazza “era” Edipo (e resterà sempre, per me, Edipo): perché i miracoli hanno sempre il volto della giovinezza. L’inventore della libertà vibrava nella sua voce possente, nei suoi muscoli tesi, nella sua determinazione a indagare il mistero dell’origine: seppe dare al re di Tebe un’anima nuova, una dimensione teatrale assoluta. Insieme a lui, la disperata Giocasta ebbe nuova vita nei gesti contenuti e rabbrividenti di Daiana Floria: insieme, una coppia perfetta. Lo vedo camminare ancora, a tentoni, cieco, tra gli spettatori quasi impauriti, mentre da una feritoia una splendida corifea rivela che “nessun uomo può essere detto felice se non si conosce il suo ultimo giorno”. Li vedo tutti, mentre portano sulla scena, indifferenti agli applausi, una gigantografia di Giovanni Falcone, e lo applaudono. Lui, l’inventore della nostra libertà.
E tutti insieme poi, la stesa sera, a Palazzo delle Aquile, nella sala del consiglio comunale di Palermo, per ripetere la loro testimonianza dinanzi ai familiari delle vittime della strage di Capaci, con il presidente dell’antimafia, on. Lumia, in prima fila. Centinaia di persone, tra le quali fu difficile muoversi, che in silenzio assistevano alla nascita della poesia in un luogo sconsacrato dalla politica. Quella sera, grazie a Pino Apprendi, Presidente del consiglio comunale, quel luogo fu riconsacrato dalla parola, quasi ribattezzato. Che io sappia, è stata la prima e l’ultima volta. Fu, l’addio, per me, ad Andrea, l’ultimo suo atto. Ora insegna in Toscana, si è sposato con la mia prima attrice, protagonista de “Il muro di silenzio”, la dolcissima Giovanna. Ho letto, al loro matrimonio, un brano della lettera di Giovanni sull’amore. Sono genitori di una bellissima bambina.

 

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