L’uomo
Traversammo i deserti ma nessuna
Voce gridava. Solo il dolore
Di avere abbandonato, alla prima luna
Il villaggio in un giorno senza ore
Vedo mio padre con gli occhi dischiusi
Non voleva vedermi, lui, partire.
Vedo mia madre, con i pugni chiusi
Come me, nati soltanto per morire.
Cosa accadrà di noi? Ci perderemo
Come il giaguaro del Chilimangiaro?
Di là dal mare, noi mai troveremo
La libertà, il suo calice amaro?
Abbiamo solo il viaggio non la meta
Davanti a noi! Siamo già sul mare
Su questa barca a pezzi, ci disseta
Solo la nostra voglia di sperare.
Io le tengo la mano. È una bambina
Ha paura anche di giorno. È incinta
Fuggita via, dopo che quella mattina
Da pochi istanti di passione vinta
S’è ritrovata madre senza l’amore
Più di nessuno, da tutti abbandonata.
È andata via lei, al primo chiarore
Del giorno: se ne è andata disperata.
Non mangia da due giorni: navighiamo
Su un mare che odora di tempesta
Le sto vicino, si a volte preghiamo
Che cosa, oltre il cielo, ormai ci resta?
Ma quando si sollevano le onde
E il barbone di perde alla deriva,
dilata gli occhi, la mente si confonde,
me la ritrovo dei suoi sensi priva
la mia bambina che nel seno accoglie
il suo bambino che è sua speranza.
No no, a questa figlia non toglie
Dio il suo dono! Presto avrà una stanza
Quando saremo, se saremo, a terra.
Un letto bianco dove partorire.
Ora le sue mani alle mie serra,
si vede che ha paura di morire.
La donna
- Mio amico, mio congiunto, mio fratello
Tienimi ancora un poco tra le braccia.
Lo sento, vuole uscire…non è bello
Su questa orrenda, lurida barcaccia.
Aprire queste gambe indolenzite
Non avere pudore del mio sangue.
Tra le troppe, le tante mie ferite
Per queste la mia anima ora langue.
Abbia pietà di me
Ma che dolore è questo. Perché mai
Mi sento tutto dentro dilaniato?
Stammi vicino, un poco, perché, sai,
mi sento come una casa che si svuota
come una mente senza più pensieri…
ma se la barca si rovescia, nuota
per lei (io te l’affido), dai neri
gorghi di questa notte assai agitata
salvala, e per lei sii come un padre…
la vedi, non la sento più, è nata?
Ma che dolore è l’essere madre?
Coro
Gonfio il cuore del mare e sulla terra
Brillano tra le onde luci rare!
E frena il grido e le sue mani serra
Fredde le sue lacrime amare
Ma che si stenda qualcosa di bianco
Ora che il suo ventre è quasi aperto!
Affannoso è il respiro, il corpo stanco,
trema tutta, copritela, è scoperto
il varco sanguinante. Alla deriva
noi siamo, ma chi dopo che è nato
non sente presto la sua carne viva
finire senza avere cominciato?
L’uomo
“Non avere paura, mia bambina
Sono mani di donna che il tuo seno
Toccano ora. Sarà presto mattina
E presto nascerà e sempre meno
Sentirai questa morsa di dolore
E nel corpo del corpo la speranza
Ritroverai. Ancora poche ore
Nel figlio tuo sentirai la fragranza
Di Dio che ora cammina sulle onde
E a chi dubita dice: sono Io,
luce che appare tra tenebre fonde,
Padre di questo figlio che ora è mio.”
La donna
“Libera me, se dove sei mi vedi,
da questo peso che dilania e scende!
Libera me, se dove sei mi vedi
Da questa angoscia. Sento che si arrende
La mente di questa madre dolorosa.
Strappala tu da me, con la tua mano
Tirala fuori, che io non so più cosa
Fare…” Coro E nel suo grido esce piano piano
La testa del nuovo essere creato,
il corpo tutto legato al cordone
e sul seno di lei l’hanno adagiato,
al fondo del marcissimo barcone.
Siamo tutti ora accanto a riscaldare
Coi nostri corpi diventiamo:
pulito un poco con acqua di mare
col nostro fiato ora li scaldiamo.
Ora il piccolo re l’hanno vestito
Quel che aveva di caro ognuno ha dato…
E di una nuova carne si è vestito
Il Dio che il cielo ormai ha abbandonato
L’uomo
Alle prime luci del mattino
Si accende in mezzo al mare una cometa.
Lei scenderà per prima. Il suo bambino
Dorme tra le mie braccia. Lieta
Mi guarda, le sono accanto
Nella ambulanza che è sicuro porto.
Mi guarda lei e si trasmuta in pianto
L’amore che nella sua anima è risorto.
Per Amore - Palazzo Steri
19 Luglio 2013