Abstract
Questo libro procede per irmnagini irrivelate e disgiunte; la relazione tra le parti non è compresa da una logica costruttiva, ma si svolge secondo narrazioni parallele.
Comune, come ragione poetica, è l’immagine dell’ultimo anno di vita di Mozart e Leopardi e delle loro esistenze dolorosamente e misteriosamente parallele. E delle loro ultime opere che compiono un destino comune: di iniziazione alla Verità nei modi del misticismo coatto e oscuro, libero e luminoso, irradiante speranza, de Il Flauto magico; di iniziazione al Vero nei modi del materialismo assoluto e sacrificale della Ginestra.
Così, in requiem, il segno ultimo del Tramonto della luna e il Canto di morte e d’amore del K 626, interrotti e non compiuti di propria mano, continuano il misterioso destino di una vita che, in Mozart e Leopardi, finisce incompiuta: messaggi strazianti, dolorose promesse si bru¬ciano in quel poeticissimo letto di morte dove il poeta e il compositore consegnano ad altri notazione e scrittura.
La loro via si svolge parallela, le loro verità si offrono come misteriosa soluzione del problema dell’Essere: la verità di Mozart dice della poesia come destino di speranza e di luce attraverso l’amore e il cammino difficile della perfezione, accompagnati dalla musica (il flauto), la cui magia è compagna del místico traversamento del mare dell’Essere e della mutazione dell’anima di fronte al mistero dell’Altrove. La verità di Leopardi dice della poesia come rivelazione del Nulla, dell’oscurità che ogni cosa possiede, della morte senza consolazione delle cose, della notte della assenza di Dio, rischiarata soltanto dalla luminosa fragilità della parola (La Ginestra) che i deserti consola e al deserto affida la sua mortalità non corrompibile.
Dal punto di vista della poesia già determinata, compo¬sta fermamente nel suo mondo di suoni e di visioni, tutte e due le verità (e le altre poeticamente determinabili) sono vere: verità poetica è l’intuizione mozartiana sulla poesia e sul destino concepita ne Il Flauto magico; verità poetica è il pensiero leopardiano sull’essere e sulla poesia affidata al fiore del deserto, non essendo in poesia criterio altro di verità se non quello determinato dal «poetico», dalla rivelazione misteriosa che inconsciamente appare dalle profondità dell’anima dei poeti.
Questo libro è la storia delle due verità, composta in due narrazioni parallele e in una composizione finale, in requiem. Racconta l’ultimo viaggio e la resa, la disperazione e la speranza, il dolore e il rimpianto del dolente creatore de Il Flauto magico e dell’irridente spettatore del nulla, riassunto da un fiore, contento, come il poeta, dei deserti. Dell’uno e dell’altro, le verità che sono la verità molteplice e una che ogni mondo poetico determina, ma che alla vita e ai viventi non appartengono: perché verità singolare chiede l’uomo alla poesia, perché arreton, non rivelabile, è destinato a rimanere l’evidente mistero della Vita.
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Editoriale
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