Storia della poesia


Foto Volume IV - Anno 2004

Volume IV - Anno 2004

 
 Il Mahabharata è il libro dei libri, il testo sacro dell’anima vedica, la sintesi perfetta degli equilibri poetici e della sapienza dell’India antica. Come recitano gli ultimi versi, «sacra è questa leggen¬da, ed essa è il miglior mezzo di purificazione. Fu composta essa da Vyasa, dal veridico asceta che tutto seppe, che lesse nei decreti del Destino, che conobbe le regole della virtù, che fu padrone dei sensi, che purificò l’anima sua con la penitenza, che visse da tutti osse¬quiato, che penetrò nei sistemi del sankhya e del yoga e in dottrine svariate, che fu dotato della visione divina, che diffuse nel mondo la fama dei Panduidi magnanimi e di altri illustri e generosi guerrieri. [...] Per la sua grandezza (mahattva) e per il suo peso (bharavattva) si chiamò esso Maha-bharata. Come l’oceano maestoso e 1’Himalaya sempre nevoso sono detti ambedue miniere di gemme, così spetta tal nome anche a questo poema».
Opera suprema di Vac, la parola originaria creatrice dell’Essere, il poema più grande della storia della poesia riassume la mistica sacri¬ficale dei Veda e il pensiero complesso delle Upanisad; accoglie tra le sue pagine l’universo dei miti originari dell’anima vedica; dà vita e verità poetica alle più struggenti figure di eroine (Sakuntala, Savitri, Damayanti) e di eroi (Arjuna, Karna, Yudhisthira, Duryodhana, Bish¬ma, Drona) della poesia delle origini. Rivela, il libro dei libri, l’illusio¬ne del tempo e della vita, dell’eternità e del presente, pervaso dalla malinconia sottile che deriva da un’idea non tragica del destino. Tutto quel che accade sembra accadere al di là del bene e del male, e per un solo fine: la rinascita del Dharma. Dal gioco a dadi che decide della guerra tra Pandavas e Kauravas fino alla scoperta dell’ultima illusione in cielo, tutto avrà compimento nel nucleo di luce assoluta del¬la Bhagavad-gita, il canto del dio che si rivela.
L’Opera sacra indica la via della rinunzia al frutto dell’azione e della privazione dell’io, perché ogni goccia possa sciogliersi, senza dolore, nell’oceano: consapevole del divino che la abita, indifferente al¬l’identità che separa. Perché la Verità è soltanto il nome della felicità, e della Verità il Mahabharata è casa felice: e quando, desiderosi di sapere, tra illusione e speranza ne varchiamo la soglia, comprendiamo il mistero della vita, così simile al segreto della poesia, come fu raccontato in principio da Vyasa, il veridico asceta, il poeta di ogni poesia.

 

Anno di Pubblicazione, 2004, FrancoAngeli, Milano


 

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